Carissimi,
che strano chiamare tutti con il prefisso “EX”: “ex-marito”, “ex-cognato”, “ex-suocera” (!!! ah che goduria!)…. Ancora non mi sono abituata a questo nuovo tipo di rapporto, non mi viene spontaneo, come non mi veniva naturale dire “mio marito” quando ero una novella sposa e lo chiamavo semplicemente col suo nome di battesimo.
Ora che passano pian piano i mesi, mi sto rendendo conto che la sera non devo aspettare il ritorno di nessuno, che se programmo una passeggiata o una gita non devo mettermi d’accordo con altri, se non con me stessa, che i miei orari per andare a dormire o guardare la tv riguardano solo me.
E mi sono accorta, con grande sconvolgimento, che non mi manca affatto la sua presenza in casa; da dicembre è venuto già diverse volte, in due o tre occasioni ha pranzato anche da noi, ma non mi fa nessun effetto vederlo entrare e sedersi a tavola, oppure dopo, vedere che si alza, saluta i figli e me e se ne va. Non ho idea di che cosa possa provare Lui, se soffre, se è indispettito, se magari mi vorrebbe “eliminare” (chissà… magari mi vorrebbe morta); so solo quello che provo io ed è un tale senso di liberazione e di leggerezza, che non avrei mai immaginato.
E i figli? In apparenza le cose vanno benissimo anche sotto questo aspetto: Lui li invita a pranzo e cena ogni volta che il lavoro glielo permette, loro vanno volentieri e addirittura hanno fatto una gita all’estero di ben 5 giorni! … mai successo prima!
Solo nei miei confronti Lui non ha un comportamento “normale”: nello sforzo (forse) di fare il simpatico a tutti i costi, diventa pesante e insopportabile; dopo giorni e giorni in cui non ci si era visti nè sentiti (sinceramente evito, se possibile, le occasioni di incontro; visto che i figli sono grandi, sono loro stessi che si mettono direttamente d’accordo con Lui per vedersi, per mangiare insieme) il primo argomento che ha affrontato è stato di natura economica (ha “battuto cassa”), il secondo è stato chiedermi se avevo trovato un uomo, il terzo ha criticato la mia migliore amica, con cui esco, perchè un po’ sovrappeso. E io, che avevo accettato di prendere un caffè con Lui, sperando di riallacciare una qualche forma di dialogo civile, l’ho salutato rapidamente e me ne sono andata per la mia strada.
Una cosa non riesco proprio a perdonarmela: ma come ho fatto a sbagliare così tanto? come ho fatto a non capire che non era la persona giusta per me? come ho fatto a metterci al mondo quattro figli? Mi sento responsabile di tutto questo strazio, di tanto dolore anche per loro; avevano diritto di avere una bella famiglia unita, due genitori che filavano in perfetta armonia, un esempio su cui fondare la loro famiglia. Non ci sono riuscita, non ne sono stata capace, ho fallito nell’unico obbiettivo della mia vita: la famiglia.
Ora vorrei solo una cosa: che i miei figli avessero imparato dai miei sbagli, per non cadere come me in questa “trappola diabolica” della paura di rimanere sola tutta la vita e che ci spinge a buttarci nelle braccia del primo venuto.